Quando si cerca di comunicare qualcosa agli altri, a partire dalla relazione di coppia, per passare al rapporto con gli altri, fino a una platea, oltre alla voce, ricorda di tener presenti anche altri due elementi che costituiscono la base della metacomunicazione.
La comunicazione si compone di più livelli.
C’è quella verbale che designa il contenuto del messaggio.
Poi c’è la metacomunicazione, quel comunicativo non verbale che va oltre e che rafforza un contenuto o lo contraddice.
Ad esempio, in coppia lui chiede “Tutto bene tesoro?” e lei risponde “Bene”.
Il contenuto della comunicazione verbale è positivo, ma se il suo volto è inespressivo e crucciato, il messaggio verbale viene contraddetto dalla metacomunicazione.
Il contenuto, cioè, è svuotato di significato o addirittura viene capovolto.
Questo concetto segue uno degli aspetti base della comunicazione: la relazione interpersonale che è importante tanto quanto il contenuto del messaggio.
Quando le persone hanno la capacità di far dialogare questi due livelli, rendendoli sinergici ed in linea fra loro, il risultato è una comunicazione efficace.
Metacomunicare è una pratica poco considerata da molti ma è utile nella gestione dei conflitti.
Quando si percepisce un disagio, che va al di là delle parole, chiedere al proprio interlocutore il perché di un atteggiamento o di una modalità aggressiva, aiuta ad arginare il conflitto.
La metacomunicazione è fondamentale, soprattutto se l’individuo riveste un ruolo autorevole e deve sapere dialogare in modo efficace.
È una comunicazione di secondo grado, concetto introdotto dagli psicologi per rendere conto della sua complessità, della sua dinamica e dei suoi aspetti disfunzionali.
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