La Dipendenza è un fenomeno complesso e specifico del vissuto di una persona, le cui radici devono essere rintracciate nella sua storia evolutiva (dall’educazione alle esperienze personali) e negli ambienti che frequenta (luoghi di lavoro o di svago).

Come spiego dettagliatamente nel libro È Tossico: Viaggio nelle Dipendenze e nei Comportamenti Devianti“, i fattori che generano una Dipendenza sono molteplici e vanno ricercati nella sfera familiare o sociale dell’individuo.

Ma anche nella sua incapacità a fronteggiare le situazioni che gli si presentano, le abitudini ormai radicate o i comportamenti quotidiani.

Proprio per i requisiti che sono alla base di questa patologia – caratterizzata da un’origine, un’evoluzione ed un decorso, frutto di un lento quanto impercettibile processo, il soggetto, che diventa dipendente in un arco di tempo piuttosto lungo – avrà bisogno di altrettanto tempo, impegno e fatica per liberarsene, di numerosi tentativi e anche di fallimenti.

Ci si trova, insomma, davanti ad una patologia insidiosa perché spesso il confine tra Abitudine e Dipendenza è difficilmente individuabile e l’influenza che quest’ultima esercita sul cervello è potente e si manifesta in tre modi distinti:

1. desiderio dell’oggetto che crea Dipendenza

2. perdita di controllo sul suo utilizzo

3. continuo coinvolgimento con l’oggetto della Dipendenza, nonostante vi siano conseguenze negative evidenti.

Negli anni ’30, quando i ricercatori indagavano su cosa causasse comportamenti di questo tipo, ritenevano che chiunque sviluppasse una Dipendenza fosse in qualche modo moralmente inadeguato o privo di forza di volontà, ma il pensiero scientifico è cambiato da allora, per fortuna!

Oggi una Dipendenza viene riconosciuta come una patologia cronica, che cambia sia la struttura, sia le funzioni del cervello al pari di altre malattie (esempio quelle cardiovascolari che danneggiano il cuore, o come il diabete il pancreas).

Beatrice