Quando cerchiamo di convincere qualcuno della giustezza di una nostra opinione o di un nostro consiglio non c’è nulla di male, fa parte della comunicazione la volontà di portare qualcuno dalla nostra parte.

Si chiama persuasione.
Ad esempio, se tuo padre ti dice di non fare una vacanza costosa, così da avere più soldi per una casa, ti sta spingendo verso un’azione, legata ad un effetto.
Se pure il suo punto di vista non ti convince, nel suo immaginario la casa diventa sinonimo di sicurezza.
Puoi non tener conto di quel vantaggio, eppure la sua modalità non è stata manipolativa.

La manipolazione nella comunicazione, invece, non mira ad un benefit per te ma ad un modo per modificare il tuo stato d’animo, i tuoi sentimenti verso qualcosa, o per portarti a fare una serie di azioni.

La comunicazione manipolativa mira alla manipolazione psicologica ed emotiva, rielabora la verità, ne da una versione parziale e distorta.

Ad esempio, se il tuo partner ti dice che se vai in viaggio di lavoro, non riuscirà a dormire e sarà sempre in ansia, dal momento che le due cose non hanno consequenzialità – viaggio e ansia – la situazione proposta presenta una realtà parziale, di cui tu ti devi far carico.

Chiunque di noi è stato vittima di una comunicazione manipolativa e le prime persone con le quali la agiamo sono quelle più vicine, come i nostri figli.

“Se mi vuoi bene, non urlare quando giochi”
“Ma come, non ti manco nemmeno un po’?”
“Se non mangi, vai in camera tua”,

“Quando viene tuo padre gli dico quel che hai fatto e ti mena”.

Hai mai sentito (o detto) frasi come queste?

È comunicazione manipolativa.
Per cambiare l’azione di tuo figlio, agisci sul suo stato mentale, facendogli provare angoscia, paura, senso di colpa.

Nell’immediato avrai l’effetto sperato ma nel lungo termine rischierai di farlo crescere con l’idea che il non fare quello che la mamma desidera – e poi il partner – genera dolore, perciò, meglio obbedire.

A seguito di queste modalità possono insorgere sentimenti contrastanti: astio, precarietà emotiva, poca sicurezza di sé, ma anche una comunicazione manipolativa reciproca che adolescenti mettono in atto verso i propri genitori per farli sentire in colpa.

La comunicazione manipolativa quindi ci viene trasmessa, tuttavia non è una giustificazione reiterarla: possiamo imparare ad essere migliori, anche nella comunicazione.

Approfondimenti sul libro “Fabbrica della Comunicazione: Il Linguaggio dei Media”

Beatrice