La paura è una forza ancestrale e primitiva connessa alla vita stessa dell’essere umano, che si fa sentire nelle situazioni più disparate, è il nostro istinto di sopravvivenza che urla dietro ogni angolo, anche quando non c’è alcun pericolo reale.
Ed anche quando la razionalità ci porta a pensare che tutto ciò che sentiamo sia irragionevole, ne siamo ugualmente paralizzati.
Come affrontarla.
La paura è spesso irrazionale. È un’ombra oscura che si insinua nella mente, rendendoci schiavi dei nostri timori.
Se vogliamo davvero cercare di superare questo ostacolo, il punto da cui partire siamo noi: l’amore che nutriamo verso noi stessi.
Perciò, accettiamo di avere lati oscuri, di essere fragili, poiché solo in questo modo riusciremo a sconfiggere i demoni interiori.
Ma quali sono le paure più comuni (e più curiose) della gente?
Oddio, un Ragno!
L’aracnofobia è una delle più diffuse: porta chi ne soffre a provare un’avversione incontrollabile per questo insetto.
Anche solo vederne una foto o un disegno determina un’inevitabile crisi e, talvolta, la paura non si limita solo alla vista dell’insetto, ma si estende anche alle ragnatele (vere e proprie opere architettoniche, tessute con grande pazienza e maestria)
Aiuto, arriva un temporale!
La ceraunofobia – o astrafofobia – individua la paura di temporali, tuoni e fulmini: la persona è costretta a barricarsi in casa, cercando di proteggersi dagli eventi meteorologici avversi.
Comune nei bambini si presenta anche negli adulti e negli animali, soprattutto nei cani.
Sono troppo felice… non va bene!
La cherofobia – la paura di essere felici – è un disturbo che investe tutti gli ambiti della vita. Chi ne soffre è assalito dal timore di perdere tutto, al raggiungimento di una felicità momentanea.
Pagliacci, che paura!
La coulrofobia riguarda i clown con il loro aspetto stravagante, le espressioni facciali ambigue, possono scatenare una paura profonda le cui radici sono da rintracciare nel modo in cui il nostro cervello percepisce i volti e le espressioni, rendendo i clown minacciosi per chi ne soffre.
Lo sporco, che schifo!
La rupofobia è la repulsione per la sporcizia, per germi e batteri e chi ne soffre si dedica in modo ossessivo alla pulizia di sé e della propria casa, lavandosi le mani di continuo e cercando di evitare il contatto con qualsiasi cosa possa sembrare poco igienica.
Mi manca l’aria!
La claustrofobia è la paura degli spazi chiusi e affollati: anche solo il pensiero di trovarsi in un ambiente ristretto scatena un attacco di panico in chi ne soffre, rendendo difficile affrontare situazioni routinarie (come l’uso dell’ascensore o un viaggio in metropolitana o in aereo).
C’è troppo spazio!
L’agorafobia è l’esatto contrario della claustrofobia: fa provare ansia e disagio nel vivere in spazi aperti, vasti. Questa fobia può rendere difficile per le persone affrontare situazioni come uscire di casa o trovarsi in luoghi affollati.
Iniezioni no!
È una paura molto comune (e d’altra parte come dare torto a chi non vuole sentirsi sopraffatto dalla puntura di un ago?).
Si chiama belonefobia, si rivolge ad aghi e a tutti gli oggetti appuntiti.
Chi ne soffre ha difficoltà a sopportare anche un semplice prelievo di sangue, tanto da rendere complicato affrontare situazioni mediche e terapeutiche.
Bocca cucita!
La glossofobia è il timore di parlare in pubblico: un’angoscia che causa sudori freddi e un’ansia non gestibile anche quando ci si trova tra conoscenti, nel relazionare l’attività di un’azienda o nel pronunciare un discorso in pubblico.
Un viaggio in aereo? Mai!
L’aerofobia è paura di volare. Cosa davvero problematica se si desidera spostarsi in territori lontani per lavoro o piacere.
E pensare che l’aereo è considerato il mezzo di trasporto più sicuro al mondo…
Sì, le fobie possono essere molto potenti, talvolta addirittura invalidanti, sebbene, con il giusto aiuto, è possibile superarle e vivere una vita più serena e libera dall’irrazionalità.
Per comprendere al meglio i meccanismi della comunicazione e scoprire i segreti del public speaking consiglio il libro “Fabbrica della Comunicazione: Il Linguaggio dei Media” in cui spiego tutto questo.