A volte si mettono in atto comportamenti che riguardano l’alimentazione, attuati ingerendo cose che normalmente non vengono classificate come “cibo” (amido, cenere, erba, i mozziconi di sigaretta, legno, carta, stoffa, gesso).
Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, questo disturbo si chiama pica ed è stata inserita tra i “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” e si caratterizza per
♦︎ la persistente ingestione di sostanze non commestibili
♦︎ per un periodo di almeno 1 mese
♦︎ che sia tanto grave da giustificare attenzione clinica
♦︎ non vi è avversione per il cibo in generale, ma può essere un disturbo associato ad altri di tipo mentale
Nella pica è molto importante sottolineare il termine “non commestibile” perché la diagnosi su questo disturbo non si applica, ad esempio, ai prodotti dietetici.
I bambini prima dei 2 anni – che mettono tutto in bocca – possono ingoiare sostanze non alimentari, ma, semplicemente, imparano a conoscere il mondo.
I pazienti affetti da pica, invece, consumano alimenti insoliti, come l’amido da lavanderia, il ghiaccio, il terreno argilloso e viene diagnosticata dopo una valutazione da parte del medico.
Può verificarsi in età infantile, in adolescenza oppure in età adulta e persino durante la gravidanza e viene considerata non patologica – come detto – fino a 2 anni di età.
Questo disturbo di solito regredisce spontaneamente perché non c’è un trattamento specifico, ma saranno necessari studi più completi circa la sua prevalenza, l’incidenza e l’eziologia.
Ulteriori specifiche ed approfondimenti, sulle Dipendenze nel libro “È Tossico: Viaggio nelle Dipendenze e nei Comportamenti Devianti“.