Cos’è l’Ortoressia?

Ortoressia (dal greco orthos sano, e orexis fame) è un termine creato da Steven Bratman, medico nutrizionista che, alla fine degli anni 90, per primo diagnosticò questo disturbo alimentare (su se stesso!)

Si rese conto di aver messo in atto alcuni comportamenti relativi all’alimentazione che, proprio a causa della loro ripetitività e rigidità, portavano a qualcosa di patologico.

Annoverato nel Manuale Diagnostico e statico dei disturbi mentali, come “Disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo” – come altre patologie – accomuna individui che mettono in atto modalità e malesseri che rappresentano il disagio della ricerca della perfezione.

I soggetti che soffrono di questo disturbo inseguono la perfezione fisica (non solo in senso estetico) e credono che qualsiasi cosa possa essere contaminata e per questo non naturale e cattiva da mangiare.

Chi è l’Ortoressico.

Ortoressico è chi è ossessionato dalla composizione degli alimenti che deve acquistare e che per far questo spende molto tempo nei supermercati, confrontando etichette, alla ricerca di quello più sano.

Ortoressico è il maniaco dei cibi sani, ipocalorici, che abbiano pochi grassi o zuccheri. È preoccupato dei pesticidi, della tossicità di metalli nei prodotti in scatola, della pericolosità dei forni a micro-onde.

Come per altre tipologie di disturbo alimentare (anoressia o bulimia nervosa), il disturbo inizia lentamente, con rituali ossessivi, che posso essere suddivisi in 4 fasi:

1. intensa preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, pianificando i pasti con diversi giorni di anticipo.

2. impiego di tempo nella ricerca e nell’acquisto di prodotti, a scapito di altre attività. 

3. preparazione del cibo secondo procedure particolari, credute sane. 

4. soddisfazione e autostima, o senso di colpa, o disagio se si sono rispettate o meno le regole auto-imposte.

Dalla sana alimentazione alla Dipendenza.

Per l’ortoressico è impossibile accettare un invito al ristorante o a cena da amici, anzi, con il passare del tempo, la gamma degli alimenti diventa sempre più ristretta, la qualità delle cose che si mangiano è più importante delle relazioni sociali, del lavoro, degli affetti.

Arrivare al manifestarsi della patologia, spesso è solo questione di tempo, perciò la prevenzione – con una buona educazione alimentare – sarebbe il modo migliore per affrontare il disturbo.

Capire che l’eccessiva rigidità nel seguire uno stile alimentare è certamente utile, ma non deve essere maniacale, è la cosa migliore, perché l’individuo oltre ad una vita sana, dovrebbe anche potersi concedere una vita sociale, che determina il suo benessere psicologico.

Ulteriori specifiche ed approfondimenti nel libro È Tossico: Viaggio nelle Dipendenze e nei Comportamenti Devianti“.

Beatrice