J.K. Rowling? Una TERF.
Una nuova etichetta è servita.

TERF – acronimo che sta per Trans Exclusionary Radical Feminist (femminista radicale transescludente) – è dunque l’ennesimo stigma costruito ad hoc per chi, ideologicamente, non si genuflette dinanzi al politicamente corretto.

È un’etichetta cucita addosso ad una frangia minoritaria (ma evidentemente, particolarmente agguerrita) di quel femminismo contemporaneo che nega il concetto secondo cui donne transgender siano donne a tutti gli effetti.

Cosa questa che le esclude di conseguenza da lotte e battaglie.

E l’autrice J.K. Rowling – milionaria scrittrice della saga di Harry Potter – non fa eccezione: è una TERF e l’etichetta le si incolla addosso anche a causa dello spettacolo teatrale omonimo in occasione del Fringe Festival di Edimburgo.

Il termine “fringe” (letteralmente frangia) – coniato agli albori dell’Edinburgh Festival nel 1947 – si riferisce a tutti gli spettacoli che vengono prodotti e che si pongono al di fuori dei circuiti istituzionali: cosa che consente agli artisti di esibirsi in modo indipendente.

Il programma di quest’anno presenta oltre 3 mila spettacoli con tematiche che vanno dalla politica all’attualità, dall’ambiente all’intelligenza artificiale, dalla tecnologia allo sport.
Un festival, insomma, che riunisce talenti da tutto il mondo.
Uno degli eventi culturali più importanti del pianeta, con artisti provenienti da 58 paesi.

TERF – scritto da Joshua Kaplan – è, dunque, uno spettacolo teatrale ispirato alle posizioni transfobiche della Rowling (sul palco interpretata da Laura Kay Bailey) che non ha mai smesso di esternare le sue idee.

La Rowling ha più volte ribadito come il sesso della nascita sia prioritario su qualsiasi altra autodeterminazione personale ed aderito alle battaglie per l’esclusione delle donne trans da situazioni specifiche della vita quotidiana.

Si è espressa con toni duri anche sui percorsi di transizione e sugli ormoni bloccanti della crescita negli adolescenti, cosa che le è costata l’inimicizia di gran parte dell’opinione pubblica e l’esclusione da alcuni eventi significativi: dal tour promozionale per i film di Animali fantastici al documentario sui 20 anni di Harry Potter (tutte sue creazioni!).

Posizioni che in questo tempo, vengono definite “non progressiste”, ma strenuamente portate avanti dalla scrittrice che sottolinea la necessità di difendere la libertà di pensiero, di espressione, apertamente contro politicamente corretto e cultura woke.

Approfondimenti sul libro “Fabbrica della Comunicazione: Il Linguaggio dei Media”

Beatrice